Dicembre 6, 2022

Secondo il Rapporto di Meridiano Sanità il SSN non sarà più sostenibile nel 2050

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Nei giorni scorsi è stato pubblicato il rapporto annuale 2022 di Meridiano Sanità, realizzato da The European House-Ambrosetti con il contributo non condizionante di Amgen, bioMérieux, Msd, Pfizer e Sanofi.

Si tratta di un documento giunto ormai alla 17° edizione, che fotografa con completezza di dettaglio ed accuratezza la situazione del nostro sistema sanitario che quest’anno si trova ad affrontare uno scenario influenzato da fattori congiunturali e strutturali (conflitto russo-ucraino e tensioni internazionali, crisi inflattiva ed energetica, incertezza economica, PNRR, superamento emergenza pandemica, invecchiamento popolazione, aumento cronicità ecc.)      

Il documento, individua diverse criticità nel nostro modello e propone alcune soluzioni per impedire il collasso previsto fra meno di trent’anni.

Considerando l’evoluzione dei fattori economici, dei fattori demografici, del contesto epidemiologico e dei fattori di rischio associati alle principali patologie, infatti, il modello previsionale della spesa sanitaria elaborato ha stimato l’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul Pil al 9,5% entro il 2050. Nel 2021 in Italia è stata del 7,2% (picco annuale al rialzo dovuto alle spese per fronteggiare pandemia) contro l’11% della Germania e il 10,3% della Francia.

Questo livello di spesa è incompatibile con lo scenario di invecchiamento demografico e con il calo della natalità. Tanto per capirci, secondo ultimo DEF, è previsto al 6% del Pil entro 2025. Per rendere sostenibile questa prospettiva, il report prevede un’azione congiunta su cinque elementi:

•    pressione fiscale

•    flussi migratori

•    età pensionabile

•    forza lavoro potenziale

•    tasso di occupazione.

Certamente le risorse del PNRR, in particolare quelle assegnate al raggiungimento degli obiettivi della Missione 6 dedicata alla Salute, rappresentano una grande opportunità per “mettere in sicurezza” il sistema, dal momento che mirano non solo a rispondere alle vulnerabilità emerse durante l’emergenza pandemica ma anche a risolvere le criticità preesistenti attraverso il rafforzamento delle infrastrutture e la digitalizzazione dei servizi sanitari.

Quindi la strategia di intervento proposta dal documento si sviluppa in quattro direzioni:

1.    continuare a investire nella salute con un approccio intersettoriale (One Health) e aumentare in modo strutturale le risorse economiche destinate alla sanità portandole, nel breve periodo, almeno al 7% del Pil e arrivando a investire il 9% a medio-lungo termine, raggiungendo così l’incidenza media della spesa sanitaria sul Pil di Paesi come Germania, Francia e Spagna;

2.    dare piena attuazione ai progetti della Missione Salute del PNRR per rendere il SSN più resiliente, accompagnando il rafforzamento infrastrutturale del sistema con il potenziamento dell’organico e con la transizione digitale;

3.    adottare programmi e strategie di medio/lungo termine che permettano all’Italia di affrontare e vincere le sfide di salute che si prospettano puntando su prevenzione e innovazione;

4.    promuovere il principio della salute in tutte le politiche, considerando gli impatti diretti e indiretti che i determinanti socio-economici e ambientali hanno sulla salute degli individui, favorendo prima di tutto la convergenza tra la politica sanitaria e quella industriale

In assenza di capacità di spesa e realizzazione secondo queste direttrici, ci dobbiamo aspettare un aumento costante della spesa sostenuta direttamente dalle famiglie (out of pocket) che già oggi in Italia è al 21,8% della spesa del SSN, un valore superiore alla media europea di 5,3 punti percentuali.

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