Febbraio 7, 2023

Come progettiamo i nostri software clinici? 

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Raggiungere le migliori pratiche nell’assistenza sanitaria territoriale è oggi più che mai una sfida perché i professionisti sanitari affrontano una varietà di problemi resi paradossalmente più urgenti per via della decentralizzazione della conoscenza clinica e della presa in carico proattiva, che il DM77 impone.

Prendiamo ad esempio i sistemi di supporto alle decisioni cliniche (CDSS), software progettati per essere un aiuto diretto al processo decisionale clinico. Essi si basano su un motore di inferenza e/o un algoritmo di apprendimento automatico che valuta le caratteristiche di un singolo paziente rispetto ad una base di conoscenza clinica e quindi elaborano valutazioni specifiche del paziente e raccomandazioni al medico per una decisione clinica.

I CDSS, così come anche le soluzioni digitali ad uso clinico,  hanno lo scopo di migliorare la qualità, la sicurezza e l’efficienza dell’assistenza sanitaria. D’altro canto è lecito chiedersi poi nella routine clinica ed organizzativa, quale sia la loro reale efficienza e come vengono percepiti dagli utilizzatori sanitari.

Riescono veramente a semplificare i carichi di lavoro oppure li appesantiscono gravando il professionista sanitario di ulteriori complicazioni che limitano l’usabilità degli strumenti e prevengono la messa a sistema dei benefici abilitati dalle tecnologie digitali ?

Al riguardo, troviamo interessante un articolo pubblicato da un gruppo di ricercatori francesi, guidati da  Pierre-Yves Meunier della Université Claude Bernard Lyon 1 di Lione in Francia. Sebbene lo scopo primario di questo lavoro sia quello di identificare e quantificare le barriere ed i facilitatori all’esperienza dei medici di base quando utilizzano sistemi di supporto alle decisioni cliniche, tali conclusioni si possono applicare anche ad altri software ad uso clinico. 

Secondo questo studio infatti, effettuato con metodi qualitativi, quantitativi e misti applicando il modello di valutazione HOT-fit (Human, Organization, Technology, Net Benefit), ci sono fattori di contesto che influenzano l’esperienza dell’utente medico, i quali intervengono prima che i vantaggi della tecnologia siano percepiti. Questo è ancora più vero nelle cure primarie e territoriali, per via della combinazione unica di diversità e complessità dei problemi di salute, spesso in situazioni di frequente comorbidità, dove il contesto decisionale genera esigenze specifiche per i sistemi informatici in generale.

Prendiamo in esame gli aspetti umani (esperienza d’uso e soddisfazione dell’utente) e organizzativi (integrazione con il contesto ed i processi clinici), soltanto un’attenzione privilegiata ad essi, prima che agli spetti tecnologici ed informatici, consente all’operatore sanitario di ridurre le barriere all’utilizzo e di migliorare la pratica clinica.

La conclusione che l’articolo trae e sulle quali da tempo in Connect Informatics abbiamo costituito i processi di sviluppo delle nostre soluzioni, è che i sistemi digitali ad uso clinico devono anzitutto aiutare i medici ed il personale sanitario, ad affrontare i problemi organizzativi semplificando la loro l’esperienza d’uso e quindi consentendo di percepire il valore clinico del software. Un esempio emblematico di questo, e che i nostri clienti ci riconoscono, è la piattaforma di Cartella Clinica Integrata EQUIPE che coniuga un’esperienza d’uso avanzata e semplificata, anche in un contesto di assistenza territoriale distribuita, con il valore clinico abilitato dall’integrazione con sistemi quali piattaforme CDSS, di telemedicina e di collaborazione fra professionisti sanitari.

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