Nel quadro della riforma dell’assistenza territoriale introdotta dal DM77, molto sono gli aspetti e le linee guida che gli enti locali stanno recependo, si veda ad esempio la recente Delibera della Giunta regionale lombarda n.6867 del 8/2/2022.
Nel frattempo, la stessa riforma sta sollevando alcuni campanelli di allarme sul fronte della sostenibilità per quanto riguarda costi e personale sanitario coinvolto. L’atteso efficientamento provocato dai nuovi processi di cura sarà sufficiente per riorganizzare risorse dalle strutture per acuti verso il territorio? A regime, i risparmi attesi compenseranno gli aumentati costi del personale?
Partendo dai numeri, sappiamo che le previste 1.350 Case di Comunità, richiederanno un totale di 6.750 risorse amministrative e 10.800 infermieri, a fronte di un finanziamento per il personale quantificato a 94,5 milioni di euro, sulla carta sufficiente per 2.363 infermieri (D.L. 34/2020 art.1 c.5)
In verità qualche ulteriore considerazione può essere mutuata a partire dai risultati dell’esperienza della Regione Emilia Romagna, così come mostra la completa panoramica pubblicata dall’ Associazione Italiana Ospedalità Privata intitolata: “Nuove frontiere in sanità. Finita la pandemia, l’inizio della gestione del PNRR” cui hanno contribuito @Fidelia Cascini e @Andrea Gentili.
La @Regione Emilia-Romagna infatti è stata tra le prime ad aver intrapreso il proprio percorso verso un rafforzamento della sanità territoriale. @AGENAS ha quindi valutato l’impatto di Case della Salute e di Ospedali di Comunità in base ad alcuni indicatori correlati allo stato di salute della popolazione assistita.
Da questa analisi emerge che, nei territori in cui sono inserite le 88 strutture oggetto di indagine dal 2009-2019, gli accessi al Pronto Soccorso per cause che non richiedano un intervento urgente si sono ridotti del 16,1%, percentuale che raggiunge il 25,7% nel caso in cui il medico di medicina generale fornisce assistenza al suo interno. Inoltre, i ricoveri ospedalieri per patologie gestibili a livello ambulatoriale (ad esempio, diabete mellito, polmonite batterica, scompenso cardiaco, BPCO) hanno mostrato una riduzione del 2,4%, valore che aumenta al 4,5% in caso di presenza in struttura del medico di medicina generale (MMG).
Per contro, nella stessa Emilia Romagna, il rafforzamento dei servizi territoriali ha avuto un effetto di intensificazione dell’assistenza domiciliare integrata (ADI) sia infermieristica che medica, con un 9,5% di prestazioni in più rispetto al decennio precedente (circa 3.000 servizi di assistenza domiciliare in più).
Quando la riforma dell’assistenza territoriale sarà a regime, ci possiamo quindi attendere una riduzione media degli accessi di Pronto Soccorso inferiore o uguale al 26%, il quale risultato, pur incoraggiante e marcato, è mediamente inferiore di circa il 50% alle stime di efficientamento del PNRR (circa 720 ml di risparmi teorici previsti dalla riduzione accessi di PS + 135ml dalla riduzione delle ospedalizzazioni).
Concludendo, la strada intrapresa è sicuramente promettente, mancano comunque all’appello risorse importanti che, almeno in parte, possono essere recuperate introducendo nuovi modelli di cure abilitati dalle tecnologie digitali al servizio della medicina territoriale. Connect Informatics è pronta ad affrontare questa sfida e illustrerà la propria soluzione di Cartella Clinica Territoriale Digitalizzata in occasione del prossimo Forum Non Autosufficienza a Bologna il prossimo 24 novembre ( https://www.nonautosufficienza.it/workshop/cartella-clinica-territoriale-digitalizzata/)